Recensione a Federica Casini, Bibliographie des études girardiennes en France et en Italie

Federica Casini, Bibliographie des études girardiennes en France et en Italie, Paris, L’Harmattan 2004.

La letteratura critica che verte sull’opera di René Girard ha visto germogliare negli ultimi decenni tutta una serie di saggi, peraltro non tutti dello stesso valore teorico, che perlopiù hanno inteso muoversi o nel senso di una lettura interpretativa del pensiero di Girare, o nel tentativo, di proseguirne l’opera in un determinato ambito disciplinare applicando i fondamenti della teoria mimetica ai più disparati ambiti culturali: dalla scienza politica all’economia, dalla giurisprudenza alla teologia. Chi intenda, per motivi di ricerca o semplicemente per curiosità personale, districarsi in questo mare magno di studi girardiani, si troverà immediatamente a dover tenere conto di una quantità sorprendente di materiale bibliografico: testi di critica letteraria, saggi di carattere filosofico o antropologico, articoli, lavori accademici, atti di convegni, interviste o apparizioni televisive. Orbene, in tutta questa selva di fonti girardiane è sempre mancata una guida, una bibliografia completa dei lavori reperibili di e su Girard, che sapesse fornire le necessarie informazioni a chi intendesse intraprendere un simile percorso di ricerca. Questa lacuna è stata finalmente colmata con l’uscita del notevole volume di Federica Casini (docente contrattista di letteratura francese all’università di Viterbo) intitolato Bibliographie des études girardiennes en France et en Italie, Paris, L’Harmattan 2004.

Forte di molti anni di studi girardiani soprattutto in ambito letterario, e quindi ben consapevole delle ardue difficoltà di orientamento bibliografico in merito agli studi sul pensatore avignonese, Federica Casini ha raccolto, grazie anche alla fitta rete di contatti con eminenti studiosi di Girard (e alla conoscenza personale di Girard stesso) che ha saputo tessere durante le sue ricerche, una mole di materiale veramente ragguardevole, ordinandolo e recensendolo con abilità e costanza oserei dire amanuense. Il risultato è un saggio bibliografico di grande valore e di cui si auspica ben presto la traduzione italiana.

Il saggio si compone di una parte introduttiva in cui l’autrice ripercorre sinteticamente, ma mai «manualisticamente», le varie tappe del percorso intellettuale girardiano, a partire dai primi articoli e saggi di critica letteraria degli anni Cinquanta fino alle opere maggiori degli anni Settanta e Ottanta. Pur nella necessaria brevità, dovuta al fatto evidente che si tratta di una bibliografia e non

di un lavoro critico (di cui peraltro la Casini dà prova in una serie di interessanti articoli letterari recentemente pubblicati in Italia), l’autrice mette perfettamente in evidenza come la teoria mimetica, esposta in prima battuta come modello interpretativo del romanzo moderno, ben presto trovi nell’antropologia un banco di prova formidabile, diventando così — per utilizzare una terminologia cara all’epistemologia — un nuovo paradigma scientifico che intende spiegare organicamente attraverso l’uso di un unico concetto operativo, la mimesi, l’intero processo di «ominizzazione». Fin qui lo Girard antropologo e critico letterario; poi, dopo l’incontro col testo evangelico letto alla luce della teoria mimetico-vittimaria, lo Girard filosofo, esegeta biblico e apologeta del cristianesimo. Beninteso, anche in questa fase egli non rinuncia ai testi letterari, com’è attestato dal monumentale lavoro su Shakespeare; tuttavia la sua attenzione si sposta sempre più verso l’antropologia cristiana e la lettura escatologica di testi spesso sapientemente tralasciati anche dagli stessi teologi, come l’Apocalisse di S. Giovanni. Infine, l’autrice fa cenno all’ultimo testo di Girard, Il sacrificio,1 in cui si ipotizza la presenza di una rivelazione antisacrificale anche nella tradizione vedica indiana: si tratta di una linea di ricerca notevole, ma su cui non esiste ancora alcun lavoro critico.

La bibliografia vera e propria si divide in diverse sezioni per facilitarne la consultazione: opere di Girard, saggi contenuti in volumi collettanei, articoli, interviste; opere su Girard, saggi, articoli, lavori accademici. Tuttavia, al di là dell’aspetto strutturale dell’opera, vale la pena soffermarsi un istante su un particolare non senza significato: la bibliografia prende in esame esclusivamente le opere pubblicate in Francia e in Italia. Questa scelta di fondo dell’Autrice si fonda — sebbene implicitamente — su un duplice assunto: in primo luogo Girard, quantunque si sia trasferito molto giovane negli Stati Uniti per molteplici motivi — primo fra tutti l’insofferenza per un mondo accademico «monopolizzato» dalla moda strutturalista2 — resta di formazione europea. L’ambiente dell’antropologia statunitense degli anni Cinquanta, proprio perché libero da mode culturali imperanti (come del resto da proposte teoriche rilevanti3), gli ha permesso di elaborare la teorica mimetica senza subire ostracismi di alcun genere, come sarebbe (ed è) successo in Francia. Ciononostante le questioni teoriche su cui rifletteva e gli interlocutori ideali cui si riferiva erano i classici dell’antropologia continentale (Frazer, Malinowski, Durkheim), prova ne è che le sue opere maggiori, La violenza e il sacro e Delle cose nascoste4 uscirono prima in Francia, poi in America. Non che non vi siano citati antropologi come Radcliff-Brown, Lowie, Evans-Pritchard: tuttavia i resoconti di questi ultimi gli servono come materiale di indagine, come banco di prova della sua teoria, non come termine di confronto, che rimane sempre al di qua dell’Atlantico. Ciò vale in relazione all’antropologia come alla psicologia (si pensi all’importanza di Freud nel suo pensiero) e alla filosofia (molteplici sono le influenze dell’esistenzialismo e del neo-hegelismo francesi, mentre è nota la polemica con Heidegger e Derrida5). Insomma, Girard è un pensatore continentale.

In secondo luogo, all’interno del panorama culturale europeo, Federica Casini predilige quello italiano e francese. Non che non vi siano lavori critici su Girard in lingua tedesca o inglese. Tuttavia la ricezione della teoria mimetica in Francia e in Italia ha seguito delle vicende del tutto particolari e una loro ricostruzione — di cui l’autrice getta le fondamenta in questo saggio bibliografico, riservando un’analisi più approfondita della situazione italiana ad uno studio apposito di prossima pubblicazione — può essere di grande aiuto per una migliore comprensione critica della teoria stessa. In Francia la teoria mimetica è stata recepita soprattutto in ambito laico, divenendo ben presto oggetto di discussione soprattutto dal punto di vista epistemologico. Filosofi come Michel Serres e Jean-Pierre Dupuy si interrogano da anni sulle modalità con cui l’imitazione concorre alla formulazione dei modelli scientifici e su come il meccanismo dell’emersione dell’unità dal disordine — il tutti-contro-uno mimetico — contribuisca allo sviluppo delle società contemporanee. L’attenzione di questi studiosi si dirige dunque maggiormente alle grandi opere antropologiche degli anni Settanta-Ottanta, mentre tende a porre in secondo piano l’ultimo Girard, secondo loro più apologeta cristiano che scienziato. In Italia si è verificato esattamente l’opposto: mentre sul piano logico-epistemologico la teoria mimetica è stata oggetto di numerose critiche, la sua ricezione è ben più viva nell’ambito della filosofia e della teologia. Grazie anche alla frequentazione dei testi girardiani da parte di filosofi italiani di spicco come Gianni Vattimo e Massimo Cacciari, lo studio del pensiero di Girard — anche quello degli ultimi anni — ha subito un notevole incremento, rendendolo oggi una delle figure intellettuali più spesso citate.

Queste sinteticamente le motivazioni della scelta per nulla casuale dell’autrice di limitare la sua indagine sulla ricezione del pensiero girardiano alla Francia e all’Italia. Si tratta di un’opera che non conclude in se stessa il proprio valore, ma apre una via di ricerca sulla teoria mimetica ancora inesplorata. L’indagine sull’origine del pensiero di Girard e sui suoi «debiti» nei confronti della cultura europea contemporanea da un lato e l’analisi della sua ricezione nei vari ambienti culturali dall’altro rappresentano due ricerche complementari (la prima a parte ante, l’altra a parte post) ma altrettanto importanti per una ricostruzione completa di quello che è stato più volte definito: «l’unico sistema post-moderno».


  1. R. Girard, Il sacrificio, trad it. di C. Tarditi, Milano, Raffaello Cortina 2004. ↩︎

  2. È Girard stesso ad affermarlo in più punti di Origine della cultura e fine della storia, trad. it. di E. Crestani, Milano, Raffaello Cortina 2003. ↩︎

  3. Girard scrive in una lettera inviatami nel marzo 2001: “Sono stato influenzato molto più dalla cultura europea che da quella americana (assenza di ogni riflessione teorica originale negli USA in quel periodo)”. ↩︎

  4. R. Girard, La violenza e il sacro, trad. it. di O. Fatica e E. Czerkl, Milano, Adelphi, 1980 e Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, trad. it. di R. Damiani, Milano, Adelphi 1983. ↩︎

  5. Cfr. Al di là della vittima. Cristianesimo, violenza e fine della storia, Torino, Marco Valerio 2004. ↩︎